Nella giornata dell’8 novembre 2023 si è tenuta una visita con discussione presso l’azienda agricola Alice Cerutti (Cascina Oschiena, Crova, VC), partner del progetto Riso Amico+.
Grazie a questa visita è stato possibile osservare le peculiarità gestionali che contraddistinguono questa azienda. Alla visita hanno partecipato circa 50 persone, tra cui componenti del gruppo operativo di Riso Amico+, risicoltori, tecnici, consumatori, rappresentati di altre associazioni e gruppi operativi e funzionari regionali.

L’incontro ha visto, inoltre, la partecipazione di altri Gruppi Operativi costituiti nell’ambito di altri progetti finanziati dalla Regione Piemonte e dalla Fondazione CRT. In particolare i Gruppi Operativi dei progetti “Prà da smens” (sito, FB)e “Sem4Nat” che si occupano dell’impiego di specie autoctone per gli inerbimenti tecnici e del progetto “Meca” (sito) che è volto a sviluppare e valorizzare la filiera maidicola canavesana.
L’incontro era aperto anche ai consumatori e ha visto la partecipazione di associazioni per la promozione della filiera risicola locale, quali Slow Food e Strada del Riso Vercellese di Qualità (sito).

L’azienda è condotta dal 2008 da Alice Cerutti che fin da subito ha cercato di dare un diverso approccio al territorio e al sistema di coltivazione, eseguendo numerosi interventi di ammodernamento, nel rispetto delle strutture preesistenti e del paesaggio rurale circostante. Nel 2012, infatti, l’azienda ha aderito al Progetto Europeo Life Natura 2000 per la salvaguardia della biodiversità e dell’ambiente, attraverso la rinaturalizzazione di due fontanili e la piantumazione di alberature e siepi sugli argini irrigui, azzerando gli interventi di diserbo lungo gli argini stessi.

Per quanto riguarda la coltivazione del riso, l’azienda coltiva secondo i principi dell’agricoltura integrata, seminando anche varietà antiche per la valorizzazione del germoplasma autoctono.
La discussione si è concentrata soprattutto sui alcuni temi principali, portati avanti dall’azienda all’interno del progetto Riso Amico+.

Il primo tema trattato ha riguardato la piantumazione, lungo gli argini di risaia, di alberature di meli e peri antichi che garantissero, oltre a un maggior sequestro di carbonio, la creazione di un corridoio ecologico con l’oasi naturale aziendale. Per la scelta delle varietà da piantare, l’azienda ha deciso di ricorrere all’utilizzo di varietà autoctone e locali per cercare di ricostruire l’antico ambiente Piemontese tipico di queste zone, in quanto il Piemonte stesso è caratterizzato da un elevatissimo patrimonio di biodiversità per quanto riguarda i meli. Queste varietà locali, non essendo destinate alla produzione ed essendosi sviluppate in tale contesto ambientale, sono più rustiche e meglio resistenti alle condizioni di stress abiotico; in totale sono state piantate circa una dozzina di varietà tra meli e peri. Il ricorso all’utilizzo di varietà diverse è anche importante dal punto di vista della nutrizione per l’avifauna, in quanto si ha una finestra temporale di disponibilità di cibo maggiore.

La discussione si è soffermata poi sulla gestione della rotazione colturale e delle cover crop prima della semina del riso: l’azienda sperimenta diverse tecniche di gestione delle cover quali il sovescio e la pacciamatura verde.
Tendenzialmente, subito dopo la raccolta del riso (e possibilmente nello stesso giorno), vengono seminate le colture di copertura, in particolare loiessa e veccia. Quest’anno al miscuglio classico è stata aggiunta anche l’avena.
Per l’applicazione della tecnica della pacciamatura verde, invece, sono stati allestiti dei campi prova in cui la cover è stata terminata o attraverso l’utilizzo di un apposito rullo, oppure tramite l’ingresso in campo di un gregge di pecore lasciato libero di pascolare. In entrambi i casi, in seguito alla terminazione, è stata effettuata una minima lavorazione oppure un’aratura nei terreni caratterizzati da una maggiore presenza di erbe infestanti.
In alcuni appezzamenti, inoltre, l’azienda ha effettuato una successione con farro dicocco seminato a inizio novembre, seguito poi da riso della varietà Ebano; le precipitazioni eccessive del mese di novembre 2022 e la siccità verificatasi durante la stagione colturale hanno causato un ritardo nella semina del riso Ebano che è stato seminato molto tardi (4 luglio 2023) con conseguenti produzioni non elevate, nonostante si tratti di una varietà tardiva, ma che normalmente viene seminata nel mese di giugno.

In seguito è stato trattato il tema della gestione sostenibile e alternativa degli argini in risaia. L’azienda effettua direttamente una semina di essenze lungo gli argini, gestendo gli stessi tramite sfalci meccanici. Il miscuglio prevede sia specie graminacee, sia leguminose per favorire lo sviluppo degli insetti pronubi e il ciclo biologico dell’avifauna di risaia come i caradriiformi (pittima reale, cavaliere d’Italia, ecc.). La gestione degli argini non prevede il ricorso alla chimica, ma vengono gestiti meccanicamente tramite sfalcio (minimo tre passaggi), in funzione anche delle esigenze dell’avifauna di risaia e in particolar modo delle specie nidificanti a terra: per esempio, infatti, la pittima reale nidifica a marzo e in questo periodo ha bisogno di un tappeto erboso che non superi i 10 cm di altezza circa; in seguito alla schiusa, che avviene dopo 24 giorni di cova, ha quindi bisogno di una copertura vegetale leggermente più alta per aver una maggior protezione dai predatori. Una gestione meccanica, invece di una tradizionale gestione chimica di questi argini, favorisce maggiormente le richieste ecologiche di tali specie.

L’OASI NATURALE

Nel 2019 l’azienda Cerutti, dopo un periodo di progettazione durato circa 4 anni e grazie alle opportunità offerte dal PSR della Regione Piemonte Misura 4.4.1 per lo sviluppo di aree naturalistiche, ha convertito 25 ettari aziendali (un quarto della superficie aziendale) in oasi naturale. L’Oasi Naturale di Cascina Oschiena nasce con l’obiettivo di ricreare e mantenere in tutte le stagioni un ambiente naturale umido stabile finalizzato, soprattutto, alla nidificazione di varie specie di uccelli acquatici migratori, ma anche per garantire lo sviluppo e la riproduzione di molte specie di anfibi e insetti. Il target principale del progetto è soprattutto la salvaguardia dell’habitat di nidificazione della pittima reale (Limosa limosa), in quanto il sito di Cascina Oschiena è l’ultimo censito in Italia. È fondamentale, infatti, la gestione differenziata dei livelli d’acqua all’interno dell’oasi durante tutto l’anno: infatti, il problema principale per la nidificazione della pittima reale negli areali risicoli è dovuto alla sommersione delle camere poco prima della schiusa delle uova.

È stato fondamentale un accurato lavoro di progettazione dell’intera oasi, differenziando, al suo interno, aree diverse per la costruzione di ambienti diversi, ricreando, soprattutto, un ambiente caratterizzato da acqua bassa e zone prative da mantenere in condizioni di semi-umidità per circa tre mesi all’anno (aprile, maggio, giugno) per poter garantire e favorire la nidificazione dei principali caradriformi della zona (Pittima reale, Cavaliere d’Italia e Pavoncella). La risicoltura intensiva, infatti, si è perfezionata nell’ultimo ventennio e la variazione delle pratiche di gestione agronomica del riso, unite a una maggiore omogeneità varietale e gestionale, ha intaccato il “mosaico paesaggistico”, creando un territorio pressoché uniforme. Di conseguenza possono verificarsi asciutte concentrate tutte nello stesso periodo e diffuse per centinaia di ettari, con effetti potenzialmente molto negativi soprattutto sulle prime covate di questi caradriformi.

Dal 2008 al 2018, infatti, si è assistito alla riduzione del 70% delle nidificazioni del Cavaliere d’Italia a causa delle variazioni nelle tecniche di semina del riso, con una diffusione sempre maggiore della semina in asciutta che impatta negativamente sulla nidificazione di queste specie, le quali hanno bisogno di acqua nei primi periodi.

PROGETTO PRÀ DA SMENS: Realizzazione di filiere corte piemontesi per la raccolta di sementi autoctone in praterie permanenti e loro impiego diretto per la rivegetazione

Il progetto che vede come capofila l’Università degli Studi di Torino, finanziato dalla Regione Piemonte (Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 – Misura 16 Cooperazione – Sottomisura 16.1 Sostegno per la costituzione e la gestione dei gruppi operativi del PEI in materia di produttività e sostenibilità dell’agricoltura – Operazione 16.1.1 Costituzione, gestione e operatività dei gruppi operativi dei PEI) intende avviare in Piemonte una filiera delle sementi erbacee autoctone a elevata biodiversità, dette “sementi per la preservazione” o “sementi autoctone di origine locale”, per la realizzazione di inerbimenti con finalità anti-erosive, produttive e ambientali. La filiera è stata organizzata con l’obiettivo di ridurre al minimo il numero di intermediari, così da abbassare il costo delle sementi autoctone e renderlo paragonabile a quello delle sementi commerciali attualmente in uso. Tale approccio garantirà un proseguimento autonomo della filiera negli anni successivi al completamento del progetto.

Il progetto, contestualizzato all’interno dell’areale risicolo piemontese, ha lo scopo di creare miscugli ideali per l’inerbimento controllato degli argini e le bordure di risaia, ricreando un ambiente naturale adatto allo sviluppo dell’avifauna, della batracofauna e dell’entomofauna tipica di questi ambienti. Da un punto di vista faunistico, in Pianura Padana, l’habitat migliore è l’arrenaterreto o prato magro da sfalcio, costituito da un miscuglio di essenze adatte per lo sviluppo di specie faunistiche utili.

I miscugli commerciali, infatti, sono costituiti da varietà di specie selezionate per la produzione di foraggio e non per creare o ricreare un habitat idoneo allo sviluppo della fauna utile. Di conseguenza si tratta di miscugli costituiti da varietà molto produttive dal punto di vista foraggero, ma poco idoneo a tollerare gli stress tipici di argini, bordure e camminamenti, come, ad esempio, la siccità, il freddo, il calpestamento, ecc. Un inerbimento controllato degli argini necessita, però, di una gestione più accurata del cotico erboso, come, ad esempio, accurati sfalci cadenzati.

Durante la visita è stata effettuata una dimostrazione di semina di un tratto di argine, al fine di mostrare gli elementi principali della pratica.

PROGETTO SEM4NAT: seminare e moltiplicare per una Natura Autoctona in provincia di Torino

Il progetto che vede capofila l’Università degli Studi di Torino, realizzato con il sostegno della Fondazione CRT e del Parco Nazionale Gran Paradiso, ha l’intento di creare una vera e propria filiera del cosiddetto “fiorume spazzolato”, ossia di miscugli costituiti da essenze raccolte in specifici areali piemontesi attraverso l’impiego di appositi macchinari spazzolatori che si occupano si “spazzolare” e raccogliere diverse essenze da prati autoctoni, in modo tale da poter successivamente ricreare diversi ecosistemi che caratterizzavano il paesaggio agricolo prima dello sviluppo massiccio dell’agricoltura e conservarli al meglio.
Questi macchinari vengono utilizzati in campo e raccolgono direttamente gli steli e le paglie ricche di semi, che successivamente verranno distribuite direttamente nei campi per garantire la loro disseminazione e successivo sviluppo.

PROOGETTO MECA: Sviluppo e valorizzazione di una filiera maidicola canavesana basata sulla coltivazione di germoplasma locale

Il progetto, che vede come capofila il Molino Peila Spa e l’Università degli Studi di Torino tra i partner, cofinanziato con il contributo della Regione Piemonte, ai sensi della misura 16.1.1 del PSR 2014-2020, intende sviluppare e valorizzare una filiera maidicola, fondata sulla coltivazione di varietà innovative di mais basate sul germoplasma autoctono del Canavese “Pignoletto rosso”. Il progetto ha dunque l’obiettivo di fornire un prodotto ad alto valore aggiunto, con una forte connotazione territoriale di filiera e un chiaro vantaggio nutrizionale e salutistico.

Il Molino Peila è da sempre specializzato nella produzione di farine e semilavorati gluten free (mais, riso e legumi). Dal 2010 l’azienda attiva anche una linea di lavorazione per la farina di riso, abbinando alla normale attività di molino quella di riseria.
Il progetto vuole riprendere e sviluppare l’antica varietà di mais autoctona del Pignoletto rosso per valorizzarla e renderla un valore aggiunto per l’agricoltore. Non essendo un ibrido commerciale non garantisce rese produttive come quelle dei principali ibridi di mais ed è per questo motivo che il progetto vuole creare una filiera ad hoc per poterne valorizzare al massimo le potenzialità e per garantire ai singoli attori di filiera una valorizzazione del proprio lavoro.

La realizzazione di una filiera produttiva richiede una valutazione dei genotipi disponibili e tutte le informazioni delle modalità di gestione (percorsi agronomici e modalità di macinazione) che permettano di valorizzare gli aspetti qualitativi del prodotto. La parte agronomica del progetto prevede lo sviluppo di due ibridi di Pignoletto rosso. Infatti il problema principale di questa varietà è l’impossibilità di meccanizzare la raccolta, in quanto è una varietà caratterizzata da una pianta alta e meccanicamente debole che si alletta molto facilmente. Di conseguenza si vuole cercare di sviluppare degli ibridi che superino queste problematiche e forniscano una maggiore resistenza nei confronti di stress abiotici.

Si è deciso di investire su questa varietà in quanto il Pignoletto rosso è caratterizzato da una granella molto vitrea (caratteristica ottimale per la molitura) e da un rosso intenso, indice di un elevato contenuto in sostanze bioattive utili come, ad esempio, i carotenoidi.
Un’ulteriore innovazione che il progetto vuole introdurre è quello della molitura a pietra, attuata tramite nuove macine in pietra artificiale, in grado di fornire maggiore valore aggiunto ai prodotti ottenuti, poiché garantisce l’ottenimento di un prodotto integrale con un valore salutistico e nutrizionale superiore, preservando le parti cruscali rosse tipiche del Pignoletto e ricche in sostanze bioattive.

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